Ultimo aggiornamento 18 Luglio 2020
Elementi del paesaggio
MONTAGNE
Elementi dominanti che pongono in secondo piano tutto il resto. Il contesto nell’inquadratura serve solo a dare un’idea delle dimensioni: alberi, edifici, staccionate, etc. Fondamentale è la direzione della luce, al punto che conviene fotografare lo stesso soggetto nelle diverse ore del giorno e stagioni. Le montagne fotografate dall’alto assumono una colorazione chiara e invitante; dal basso, invece, assumono un aspetto incombente. Più si va in altitudine, più i colori del cielo divengono intensi, aumentano i raggi UV e aumenta la luce polarizzata, per cui è meglio usare un filtro UV e limitare l’uso del polarizzatore; per compensare le dominanti bluastre eccessive dell’alta montagna bisognerà montare un filtro 81B (ambra). Durante albe e tramonti bisogna esporre per le zone di cielo sovrastanti le montagne e sovraesporre fino a 1½ stop. Inquadrature contenenti zone d’ombra profonda e zone illuminate si affrontano con più letture multispot sulle zone d’ombra media, sovraesponendo poi di 1stop; oppure, sulle zone di luce media (non sulla neve brillante), sottoesponendo poi di 1 stop.
COLLINE
Sono soggetti meno complessi delle montagne. Qui vegetazione e prospettiva aerea sono i caratteri fondamentali. Non sono necessari particolari accorgimenti per l’esposizione, a parte quelli ovvi nei casi non standard.
PIANURE
Le pianure e le praterie sono sovrastate dal cielo, per cui questo deve essere esposto correttamente. L’orizzonte basso è indicato nei casi in cui il cielo sia spettacolare (temporale, nubi, tramonti). Per riprese ampie e panoramiche bisogna trovare un punto di ripresa sopraelevato (tetto di una casa, dell’automobile, un crinale), mentre da un basso punto di ripresa le linee di fuga si sovrappongono e si confondono. Con un grandangolare ci si può concentrare sui dettagli del primo piano, inquadrando contemporaneamente l’orizzonte e il cielo.
DESERTI
In pieno giorno la luminanza è eccessiva, per cui le ore consigliate sono l’alba e il tramonto. Nelle altre ore si ricorrerà a filtri ND per ridurre l’intensità della luce ambientale.
COSTE MARINE
Quelle sabbiose sono soggetti poveri di per sé, ma acquistano molta suggestione se colte in coincidenza di fenomeni naturali: grandi burrasche, onde, temporali. Le coste rocciose riservano di per sé più spunti fotografici. Parte del risultato dipende anche dai colori del mare. Per fotografare in spiaggia con il sole, quindi in situazione di forte illuminazione, bisognerà sovraesporre di 2/3 di stop.
ACQUE DI SUPERFICIE
Per le acque ferme il principale problema è rappresentato dai riflessi superficiali. Bisogna cioè stabilire quali riflessi è bene registrare e quali eliminare. In genere, i riflessi del sole all’alba o al tramonto sono piacevoli, così pure quelli di un paesaggio. In altri casi, un semicontroluce può generare riflessi poco graditi: si ricorre così al filtro polarizzatore. Ad esempio, per fotografare un uccello di palude con più di 1 stop di differenza dalla superficie del lago è necessario sovraesporre di 1-2 stop o montare un filtro polarizzatore. In una situazione di controluce in un lago bisogna fare la lettura esposimetrica sull’acqua non in controluce, ai lati dei riflessi, poi sovraesporre di 1 stop.
Nel caso di acque in movimento (cascate, torrenti, fiumi, onde, burrasche) bisognerà stabilire a priori il risultato che si vuole ottenere e operare di conseguenza con tempi e diaframmi. Se la luce ambientale è elevata, bisogna ricorrere ai filtri neutral density (ND), che riducono la luce che attraversa l’obiettivo. I tempi di scatto intermedi (intorno a 1/30″) danno risultati mediocri. Al di sotto di 1″ si ottengono belle immagini, ma cariche di dominanti verdastre o blu per cui è bene montare un filtro 81A o 81B.
La superficie del mare si presta molto bene alle sottoesposizioni intenzionali (fino a 2 stop) per ottenere riflessi meno abbaglianti e contrasti più marcati.
tempo di scatto | acque in movimento e pioggia | neve |
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1/250″
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“congelata”
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“congelata”
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1/125″
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“congelata”
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“congelata”
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1/60″
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“strisciata”
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“congelata”
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1/30″
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“strisciata”
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“strisciata”
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1/15″
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confusa
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“strisciata”
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1/8″
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“vaporosa”
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“strisciata”
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BOSCHI E FORESTE
Ambienti di confusa complessità, ricchi di innumerevoli spunti naturalistico-fotografici, inseriti spesso in atmosfere delicate e soffuse. Un bosco umido e con cielo coperto (es. dopo un temporale) presenta atmosfere limpide e colori saturi. Per questo, la luce migliore è quella di un cielo velato e lattiginoso, che dà un’illuminazione uniforme e senza forti contrasti. Gli alberi sono soggetti difficili se non si dispone di grandangolari decentrabili. In alternativa, bisognerebbe fotografarli da punti elevati, meglio se da mezza altezza del tronco e con la macchina fotografica perfettamente orizzontale. In macrofotografia non si incontreranno grandi problemi: l’aria generalmente ferma non disturberà i soggetti potenzialmente oscillanti (fiori, foglie, insetti), permettendo lunghe pose con il treppiede e pannelli riflettenti per rischiarare le ombre; i piccoli soggetti direttamente illuminati dal sole filtrante dovranno essere schiariti con un leggero colpo di flash (fill-in, open-flash) o tramite piccoli pannelli diffusori; gli insetti più diffidenti potranno essere fotografati alle prime luci dell’alba, quando sono intorpiditi dal freddo della notte e ricoperti di rugiada.
BOSCHI IN INVERNO
Anche in questa stagione il bosco è un ambiente ricco di soggetti fotografici. Alcuni animali possono essere avvicinati solo in inverno, come pure certi fenomeni sono osservabili solo in questa stagione. I vari animali possono essere attirati con mangiatoie, oppure già da sé possono mostrarsi confidenti. In ogni caso, è bene puntare il teleobiettivo lentamente, senza movimenti bruschi e senza emettere suoni allarmanti. Molti soggetti differenti si presteranno alla macrofotografia, come ad esempio tutte le forme del ghiaccio, brina, etc. In inverno, è sempre bene evitare di alitare sulla lente frontale dell’obiettivo o nel mirino, dal momento che l’evaporazione è molto lenta. Se comunque dovesse capitare, sarebbe meglio attendere la naturale evaporazione senza voler intervenire a tutti i costi. A fine escursione, infine, è bene ricordarsi di non sottoporre l’attrezzatura a forti sbalzi termici, evitando di trasportarla nell’abitacolo riscaldato dell’auto, ma lasciandola nel bagagliaio.
Stagioni e fenomeni naturali
Il principale attributo di un paesaggio è la sua continua mutevolezza sia durante l’arco del giorno, sia nel graduale succedersi delle stagioni. Durante l’estate il sole sorge e tramonta rapidamente, percorrendo un arco ripido: a mezzogiorno è a picco e crea ombre profonde e corte, per cui conviene fotografare di primo mattino, quando l’umidità dell’aria ravviva i colori. D’inverno, il sole si solleva di poco sopra l’orizzonte, proiettando ombre lunghe, ma morbide, anche nelle ore centrali; gran parte di questa luce è polarizzata, per cui un filtro polarizzatore provoca un effetto più marcato. Alle alte latitudini il blu del cielo è più cupo, soprattutto d’inverno con il sole basso.
NEBBIA E FOSCHIA
Fotografando la nebbia è facile ottenere immagini sottoesposte -> sovraesporre di ½-1½ stop, a seconda della latitudine di posa della pellicola e a seconda della densità della nebbia. Il filtro polarizzatore riduce la nebbia, rendendo più leggibile il paesaggio. Per eliminare le dominanti fredde provocate dalla nebbia, bisognerebbe usare un filtro caldo 81A o 81B.
La foschia dà un senso di distanza e di profondità alla scena, rendendo gli oggetti lontani più chiari e più freddi di quelli in primo piano (vedi prospettiva aerea). Anche il biancore della bruma va corretto, sovraesponendo di ½-1 stop.
PIOGGIA
Anche la pioggia, come le acque di superficie in movimento, è un fenomeno dinamico, per cui il tempo di scatto condizionerà il risultato. Un tempo lento (<1/30″) produce lunghe “strisciate” confuse, con inequivocabile descrizione della situazione meteorologica, ma con una perdita sensibile di dettaglio. Un tempo breve (1/250″) darà maggior risalto ai particolari del soggetto, ma congelerà le gocce senza renderle del tutto visibili, a meno che raggi solari incidenti, in mezzo controluce, non riescano ad esaltare la loro presenza.
L’umidità (senza foschia) nell’aria satura i colori, per cui uno dei migliori momenti per fotografare è dopo i temporali, ma attenzione alla lettura esposimetrica che potrebbe essere condizionata dalla luce fortemente contrastata. Ad esempio, ci si trova a volte con un primo piano fortemente illuminato e uno sfondo cupo e incombente e questa situazione inganna l’esposimetro, che tende a registrare maggiormente i toni più luminosi, sottoesponendo il tutto. Quindi, è necessario sovraesporre di ½ -1 stop.
ARCOBALENO
L’arcobaleno da pioggia compare quando raggi di sole attraversano la pioggia che cade o le particelle vaporizzate dalla caduta. Per rendere più visibile un arcobaleno, occorrerebbe uno sfondo scuro, come lo stesso temporale che si allontana. Usare il paraluce e tempi veloci. Per una migliore resa cromatica: sottoesposizione di 1/3-½ stop.
INVERNO, NEVE E GHIACCIO
Con neve in luce e in ombra bisogna esporre per la neve non brillante, poi sovraesporre di 1 stop, ma le zone scoperte (rocce, tronchi, persone,…) risulteranno eccessivamente scure. Sovraesponendo di 2 stop, la neve diventa bianca uniforme e le zone scoperte si rivelano più leggibili. Sovraesponendo di 3 stop, la neve si riduce a un bianco puro, con il solo scopo di incorniciare gli altri elementi dell’immagine. Per la neve non in ombra bisogna sovraesporre di ½ o di 1 stop. In caso di neve con sole brillante si può usare il filtro polarizzatore per esaltare l’effetto cromatico. Come in molte altre situazioni paesaggistiche, anche per le scene innevate è preferibile la luce radente, in modo da incrementare la tridimensionalità della scena, oppure la luce del mattino. I cieli bianchi carichi di nevesono molto luminosi e la luce diffusa elimina le ombre riducendo i forti contrasti. La superficie riflettente della neve determina in ogni caso delle dominanti cromatiche fredde, sia con cielo blu e sole (usare il filtro 81-A o 81-B), sia senza sole (usare il filtro skylight). Per “fermare” la neve cadente è sufficiente un tempo di 1/60″, mentre per ottenere un effetto di strisce si può scendere a tempi di 1/30″-1/15″. Ghiacciai e icebergs dovranno essere fotografati usando filtri della serie 81 e pellicole con intonazione calda per ridurre le dominanti fredde delle loro zone d’ombra.
Consigli fotografici
ALBE E TRAMONTI
In queste ore del giorno uno stesso soggetto si può presentare sotto aspetti completamente diversi. La luminosità all’alba è elevata e produce contrasti notevoli: se il sole fa parte dell’inquadratura, esponendo per le aree adiacenti al sole (escludendo il sole dall’inquadratura) si ottiene una silhouette; esponendo per il territorio, il cielo perde i suoi colori. All’alba i soggetti migliori da fotografare sono quelli con i contorni netti e ben definiti.
Per i tramonti bisognerebbe esporre in spot o comunque disinserire i sistemi di misurazione multizona (matrix o valutativa), in modo da evitare di ottenere immagini compensate per le aree scure. Oppure: media delle letture sullo sfondo e sulle aree più vicine al sole, poi bracketing di ±1½ stop. In genere, la foto sovraesposta sarà quella più fedele alla realtà; quella sottoesposta, invece, sarà più satura e spettacolare.
Consigli fotografici
LUNA
La differenza in stop tra luna e paesaggio è troppo elevata per avere un’esposizione mediata che non renda la luna bruciata o il paesaggio nero profondo. Se la luna è il soggetto principale, allora la coppia tempo/diaframma sarà di circa 1/125″ a f/8 con 50 ISO: il restante paesaggio risulterà però nero (silhouette). Se invece è il paesaggio il soggetto principale e si vuole far vedere anche la luna, lo si fotograferà con un tempo lungo (di vari secondi), ma la luna risulterà priva di dettagli e sovraesposta. L’unica alternativa è la doppia esposizione: si fotografa la luna per prima, da sola, senza paesaggio, con un medio-tele. Si tiene a mente la sua posizione e si ricompone la foto per il paesaggio, in un punto dell’orizzonte in cui la luna non compare. Ovviamente, col digitale tutto ciò è molto più semplice.
FULMINI
Per fotografare i fulmini nel momento in cui appaiono occorrebbero dei riflessi troppo rapidi. L’unico modo è quello di fissare la fotocamera al treppiede, impostata sulla posa “B” (bULb) ad otturatore aperto. L’esposizione va calcolata sul cielo a diaframma tutto chiuso.
FUOCHI ARTIFICIALI
Soggetti difficili, che richiedono molti tentativi, molta pellicola e molta pazienza. Pellicole ad ampia latitudine di posa. Obiettivi: da 24mm a 100mm, in base alle dimensioni dei fuochi e dalla distanza di ripresa. Regolare la distanza su infinito. Diaframma: f/8-f/22, in base alla sensibilità della pellicola e alla luminanza dei fuochi. Treppiede. Posa B (bULb) tra ½” e 5″.
ERUZIONI VULCANICHE
Fenomeni naturali complessi, sia geologicamente, sia fotograficamente. In generale: pellicole di medio-bassa sensibilità (50-64 ISO) con treppiede e scatto flessibile. I fenomeni esplosivi notturni si fotografano come i fuochi artificiali, quindi con posa “B”. Colate di lava diurne non presentano particolari difficoltà; quelle notturne, invece, potranno risultare di molti stop più luminose del paesaggio scuro. Se le colate dovessero essere molto fluide e luminose, usare filtri ND per ridurre la luminanza. Emissioni sulfuree e nubi ardenti molto chiare o molto scure dovranno essere affrontate con le dovute compensazioni esposimetriche.
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Per citazioni
Agnoli G.L. (2024) Manuale di Fotografia di Chrysis.net - Gli elementi del paesaggio, in: Chrysis.net website. Interim version 18 November 2024, URL: https://www.chrysis.net/it/fotografia/manuale-di-fotografia/elementi-del-paesaggio/.