Ultimo aggiornamento 09 Giugno 2020
Il controllo dell’esposizione e la conoscenza delle possibili compensazioni della lettura esposimetrica sono alla base della buona riuscita di una fotografia. Però, noi siamo sempre alla ricerca di una resa non solo buona, ma ottimale. Non solo: vogliamo che la resa ottimale delle alte luci, delle zone d’ombra e, ovviamente, delle zone medie della scena sia anche simultanea nella stessa fotografia .
Sembra semplice, ma, se la luce non ci assiste, non lo è affatto.
Bracketing
Sulle moderne fotocamere è possibile impostare una funzione chiamata bracketing. In realtà non è altro che una scorciatoia per evitarci macchinose impostazioni manuali della ghiera di compensazione dell’esposizione.
Grazie a questa funzione, dopo aver impostato il range di compensazione dell’esposizione desiderato, ad esempio ±1 stop, la fotocamera attiva automaticamente quella compensazione per i tre scatti che seguiranno: il primo avrà un’esposizione normale, il secondo sarà sottoesposto (di -1stop), il terzo sovraesposto (di +1stop).
Su alcune fotocamere è anche possibile mantenere il bracketing attivo per tutte le esposizioni che si andranno a fare, in modo da essere sempre sicuri di scattare – per ogni scena – un’immagine che corregga le ombre e una che corregga le luci, oltre ad un’immagine standard priva di correzione. Sulle fotocamere digitali più evolute è possibile impostare un numero maggiore di scatti in bracketing, con un range espositivo molto ampio, che comprenda cioè non solo gli stop estremi, ma anche gli intermedi (ad es. -1, -0.5, 0, +0.5, +1).
La foto che segue rappresenta un caso difficile: la luce fortemente contrastata crea zone in ombra poco leggibili e zone in luce ai limiti della trama. Che cosa fare in un caso del genere?
In un caso come questo non c’è soluzione e la foto paradossalmente più accettabile è proprio quella “normale”. Se da un lato l’occhio umano è in grado di leggere bene le ombre e allo stesso tempo le alte luci, la fotocamera no, dal momento che la latitudine di posa delle pellicole o il range dinamico dei sensori non sono altrettanto ampi.
Compensando l’esposizione per rendere leggibili le zone in ombra (“esporre per le ombre”) si produrrebbe una “bruciatura” delle zone in luce. Viceversa, volendo rendere bene le zone in luce (“esporre per le alte luci”), le zone in ombra risulterebbero assolutamente illeggibili. Per cui, ci si accontenta di quanto è stato valutato dalla fotocamera e al più si tenta di intervenire in fase di post-ripresa, sul file RAW o con Photoshop. In ogni caso, dovendo scegliere fra alte luci “bruciate” o ombre profonde, è sempre meglio cercare di salvare i dettagli delle aree in luce, dal momento che quelli, una volta bruciati, sono irrecuperabili.
I limiti qui indicati possono però essere superati, ed esistono due approcci: utilizzare filtri ND sul campo o ricorrere ad elaborazioni in postproduzione. Con il primo metodo si cerca di ridurre l’eccesso delle alte luci in fase di ripresa e in questo i filtri GND (graduali) sono davvero un ausilio fondamentale. La scuola paesaggistica americana insegna.
Non disponendo di questi filtri, o preferendo sperimentare al computer, si può ricorrere ad elaborazioni apposite, fra cui l’HDR (High Dynamic Range), volta ad aumentare il range dinamico dell’immagine finale risultante da un bracketing di più immagini.
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Per citazioni
Agnoli G.L. (2024) Manuale di Fotografia di Chrysis.net - Il bracketing, in: Chrysis.net website. Interim version 18 November 2024, URL: https://www.chrysis.net/it/fotografia/manuale-di-fotografia/bracketing/.