Ultimo aggiornamento 13 Marzo 2022
Abbiamo spesso letto a proposito del Canon MP-E 65mm f/2.8 1-5X che è un obiettivo frustrating, ovvero frustrante; o che it is a challenge to use, cioè è una sfida riuscire ad usarlo, dal momento che lo sforzo richiesto per imparare a maneggiarlo con sufficiente efficacia è particolarmente alto e richiede una dedizione notevole.
In parte confermiamo quel giudizio. Infatti, la nostra impressione iniziale, dopo una decina di scatti, è stata: bene, abbiamo comprato l’oggetto sbagliato.
Dimensioni dell’allungamento eccessive, distanze di messa a fuoco brevissime, facilità di mettere a fuoco pari a zero, diffrazione ai diaframmi più chiusi, profondità di campo insulsa. Siamo rimasti piuttosto sconcertati e delusi, soprattutto quando – inevitabilmente – abbiamo pensato al migliaio di Euro spesi per qualcosa che evidentemente andava molto oltre le nostre capacità e, forse, esigenze.
Abbiamo atteso un mese per sbollire. Poi abbiamo scattato qualche altra foto. E fra quelle foto è saltato fuori qualcosa, e quel qualcosa è bastato a farci capire che, senza ombra di dubbio, eravamo in possesso di un pezzo incredibile di fisica ottica, capace di regalarci risultati spettacolari ed irraggiungibili con qualunque altro sistema di nostra conoscenza.
Bene. L’obiettivo presenta le seguenti specifiche tecniche (fonte ufficiale Canon):
e alcune caratteristiche salienti di questo obiettivo speciale destinato al solo impiego macro:
Questo è lo schema ottico, in cui spiccano i tre gruppi flottanti di lenti e l’elemento UD a bassa dispersione e ad alta rifrazione:
L’obiettivo in mano
Con i suoi 8 cm di diametro, l’assenza dell’autofocus e l’importante allungamento elicoidale, l’obiettivo sembra nato per un uso prettamente specialistico. Ed è proprio così, senza mezzi termini.
L’obiettivo è dotato di una ghiera gommata sporgente facile da impugnare e dolce nella rotazione, anche se lo sforzo richiesto è un po’ superiore a quello che ci saremmo attesi: va però commisurato alle dimensioni e all’ampiezza dell’elicoide. Il barilotto è di costruzione molto solida e privo di giochi negli accoppiamenti. Nel fondello sono presenti i normali contatti per la trasmissione dei segnali AE.
La dotazione comprende l’anello per il treppiede e il libretto di istruzioni. L’anello è rimovibile, allentando il pomello filettato e ruotando la ghiera di 180°. Per un uso dell’obiettivo sul campo a mano libera in accoppiata a una fotocamera pesante e a un flash macro abbiamo trovato utile rimuovere la ghiera, recuperando così qualche grammo di peso. La rimozione della ghiera, inoltre, riduce il rischio di impigliare l’obiettivo fra i rami. Se, invece, questo rischio è basso e il peso non è un fattore critico, l’anello può dare maggiore stabilità all’insieme e offrire una presa migliore alla mano secondaria.
La lente frontale è piccola e posta sul fondo di un recesso che la salvaguarda da graffi contro foglie, rami e ostacoli vari ogni volta che si cerca o si insegue il soggetto. E’ una soluzione analoga a quella adottata nei fucili sniper, per proteggere le rigature del vivo di volata della canna.
Inoltre, il recesso salvaguarda l’immagine dall’ingresso di luce parassita laterale, che, lavorando con distanze di messa a fuoco così brevi, è un fattore di rischio piuttosto realistico.
Va detto che montando un flash anulare o il paraluce dedicato (vedi oltre) il rischio di rigare/sporcare la lente frontale si riduce drasticamente.
Il barilotto si estende con movimento elicoidale senza rotazione frontale, portando gli ingrandimenti da 1X a 5X senza soluzione di continuità:
La minima distanza di messa a fuoco dalla lente frontale è di 10 cm a 1X e si riduce a 4 cm a 5X, come inciso sul barilotto dell’obiettivo:
Accessori: Canon Lens Hood for MP-E 65mm 1:2.8 1-5X
Abbiamo avuto occasione di visitare di persona l’impressionante store di BH Photo-Video a New York, dove siamo riusciti a reperire il raro accessorio qui illustrato:
Questo paraluce a vite, in alluminio ricavato dal pieno e anodizzato nero opaco, aggiunge una notevole protezione alla lente frontale ogni volta che si cerca di inquadrare il soggetto ad elevati ingrandimenti. Con un campo inquadrato di soli 5x7mm a 5X e in assenza dell’autofocus è facile comprendere come sia necessario cercare il soggetto muovendo in tutte le direzioni l’obiettivo e come questo possa aumentare i rischi di sporcare o di rigare la lente frontale dell’obiettivo contro foglie, rami, rocce. Inoltre, lo protegge ulteriormente dall’ingresso di luce parassita.
L’obiettivo in laboratorio
Numerose pagine web e forum parlano in toni positivi dell’obiettivo e le immagini reperibili in giro sono davvero notevoli. Ci limitiamo qui a dare un’idea immediata delle sue potenzialità.
Nitidezza (sharpness)
L’obettivo è ottimizzato per avere una sharpenss elevatissima dal centro ai bordi. Va comunque sottolineato che la nitidezza decresce sensibilmente alla chiusura del diaframma e il risultato divene “soft” per via della diffrazione. Questa è tale per cui i progettisti non si sono potuti spingere oltre il diaframma f/16.
Segue uno schema indicativo dei diaframmi ottimali e di quelli limite (prima dell’insorgere di un eccesso di diffrazione) ai vari ingrandimenti:
Ingrandimento | Diaframmi ottimali | Diaframma limite |
---|---|---|
1x
|
f/2.8 – f/13
|
f/16
|
2x
|
f/2.8 – f/13
|
f/16
|
3x
|
f/2.8 – f/10
|
f/13
|
4x
|
f/2.8 – f/8
|
f/10
|
5x
|
f/2.8 – f/5.6
|
f/8
|
Ingrandimento
L'immagine che segue ritrae l'icona di Internet Explorer presente sul nostro desktop. L'abbiamo scelta come modello dal momento che tutti gli utenti dotati di un computer ne conoscono le dimensioni e possono così apprezzare l'ingrandimento offerto dall'obiettivo. L'icona è stata fotografata ai vari ingrandimenti nominali (1X, 2X, 3X, 4X e 5X), a mano libera.
Muovere il mouse sulle miniature per cambiare l'immagine sottostante.
Icona di Internet Explorer ai vari ingrandimenti.
L'esempio che segue, invece, ritrae il pistillo di un fiore (il diametro del grappolo giallo al centro è di 3mm), a mano libera e con flash anulare. Notare la caduta di luce e la morbidezza dell'immagine all'aumentare dell'ingrandimento (e dell'allungamento).
Muovere il mouse sulle miniature per cambiare l'immagine sottostante.
Pistillo di un fiore ai vari ingrandimenti.
Profondità di campo e nitidezza
L'immagine che segue ritrae lo stesso pistillo fotografato a 3X (3:1), a mano libera e con flash anulare, ai vari diaframmi. La profondità di campo ai diaframmi più aperti è davvero esigua.
Muovere il mouse sulle miniature per cambiare l'immagine sottostante.
Pistillo di un fiore a 3 ingrandimenti (3:1) fotografato ai vari diaframmi.
Come noto, la profondità di campo si riduce all’aumento dell’ingrandimento e a 5X è di solo 0.05 mm a tutta apertura, mentre diventa di 0.269 mm a f/16. Quindi, sembra davvero una sfida ottenere foto con profondità di campo accettabile.
Aberrazione cromatica (color fringing)
La correzione è fantastica e non si apprezza aberrazione cromatica.
Bokeh (resa dello sfuocato)
La resa dello sfuocato (bokeh) è estremamente piacevole, favorita com’è proprio dalla limitata profondità di campo tipica della macrofotografia.
Vignettatura
La vignettatura in un obiettivo estremo di questo tipo è decisamente contenuta.
Flare
Non apprezzabile.
Caduta di luce e apertura effettiva
L’esensione del barilotto è tale da rendere l’obiettivo simile a un soffietto, anche se più comodo, rigido e compatto. La caduta di luce è molto sensibile, per cui l’apertura effettiva non è più quella nominale, come testimoniato dalla seguente tabella:
Le conseguenze di ciò sono che l’immagine diventa via via più scura e occorre più luce (o un tempo di scatto maggiore) per esporre correttamente la foto. L’esposizione automatica AE favorita dal dialogo fotocamera-obiettivo regola automaticamente la lettura esposimetrica per le variazioni di apertura, ma ne consegue un allungamento dei tempi di scatto o la necessità di illuminazione più potente.
L’obiettivo in azione
I soggetti “macrofotografici” che generalmente richiamano la nostra attenzione sono o decisamente statici (muschi, funghi, particolari di piante, etc.), o decisamente veloci e non sempre facili da avvicinare, come alcuni insetti alati, con i quali troviamo comodo un flash anulare Canon MR-14EX, che lavora bene ed è moderatamente compatto.
Per questo tipo di macrofotografia è possibile rimuovere l’attacco per il treppiede, in modo da ridurre il peso del sistema e da evitare di agganciare involontariamente rami e foglie, cosa che spaventerebbe il nostro soggetto già in preallarme per la massa scura in avvicinamento:
Mentre in questo caso abbiamo effettuato anche qualche scatto di apidi del Gen. Amegilla in volo su fiori di lavanda:
Conclusioni
E stato piuttosto facile trarre un giudizio conclusivo: è un obiettivo fondamentale da avere a corredo.
Questo obiettivo è una finestra sul mondo della macrofotografia estrema, quella cioè che va oltre l’1:1. Le possibilità fotografiche offerte da quest’ottica sono realmente infinite, e grazie ad essa è possibile esplorare e svelare i particolari di un mondo incredibile. Fra l’altro, con un campo inquadrato così limitato spesso si riescono ad isolare particolari anche esteticamente piacevoli, ottenendo risultati particolarmente creativi.
La nitidezza è estremamente elevata a grandi aperture e questo rende l’obiettivo fenomenale nella documentazione macrofotografica scientifica tramite focus stacking, in cui può tranquillamente sostituire il soffietto e/o il microscopio.
Dopo un’adeguata sperimentazione l’obiettivo si presta molto bene anche all’uso a mano libera in accoppiata con flash macro.
Per cui il nostro giudizio finale è: chi non l’ha ancora comprato, lo compri; chi l’ha comprato e non lo usa, inizi ad usarlo intensamente e avrà sicuramente dei risultati. E chi ha un corredo diverso da Canon, beh, valuti il cambiamento 😉
PRO | CONTRO |
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ASPETTI MIGLIORABILI | |
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Per citazioni
Agnoli G.L. (2024) Recensione dell’obiettivo Canon MP-E 65mm f/2.8 1-5X, in: Chrysis.net website. Interim version 20 December 2024, URL: https://www.chrysis.net/it/fotografia/recensione-canon-mpe-65mm/.